Il tema centrale del terzo giorno di ritiro dei fratelli della Curia generalizia, condotto da fra Ubaldo Terrinoni, ofmcap., è stato:
P. Ubaldo ci ha presentato tre grandi esperienze veterotestamentarie per far capire e maturare il popolo di Dio che la povertà e un grande valore:
1. L’esperienza del deserto. Il deserto dice solitudine, incertezza.. e qui Dio si rivela agli uomini, al popolo di Israele come Dio provvidente e il popolo scopre la sua identità.
2. L’ingresso nella terra promessa, dove scorre latte e miele. Nella terra promessa il popolo si organizza ed ben strutturato: ha le leggi, tempio, sacerdozio, gode grande pace e ricchezza (cfr. Dt 8, 7-9). Ma ben presto vengono tentazioni, comincia fidarsi di più al proprio benessere che a Dio; comincia allearsi con i potenti stranieri e perde la patria, il tempio, il culto...
3. L’esperienza dell’esilio. Nella terra straniera non avendo più nulla comincia nuovamente fidarsi a Dio, come una volta ne deserto. Per ritrovarlo deve rigettare i segni di potenza politica. Così Dio pian piano crea una comunità dei poveri di Jahve (gli anawim) con le seguenti caratteristiche: di privazione, di umiliazione e di ardente ricerca di Dio. Israele scopre che le vie di Dio non sono quelle delle superpotenze. I profeti si fanno entusiasti di questa scoperta e rivelano un Dio che si fa vicino agli umili e poveri.
Concludendo la sua meditazione ha dato alcune risposte alla domanda chi è il povero?
Il povero è colui che ha accettato l’umiliazione e sta in atteggiamento di sottomissione, di abbandono e di silenzio. Il povero è colui che è spoglio di se stesso, dell’orgolio, degli idoli; effettivamente spoglio e affettivamente libero perché ha il cuore libero per trovare Dio in tutto. Il povero è colui che non è mai arrivato, ha bisogno di tutti, per continuare il suo cammino spirituale.
Nella meditazione pomeridiana p. Ubaldo ha parlato di tre elementi costitutivi della povertà. Questi tre elementi sono: a) Vivere in concreto stato di carenza, di insicurezza e di dipendenza; b) Essere aperti alla condivisione; c) necessità di una nuova e forte esperienza di Dio. Concludendo questa meditazione ha citato un saggio orientale sulla tomba del quale sta scritto: Quello che ho speso – lo ho perduto, quello che ho accumulato - lo ho dato, quello che donato ho ricevuto.