sabato 17 marzo 2007

Gli esercizi spirituali a Frascati (4)


L’ultimo giorno degli esercizi è stato dedicato alla riflessione sulla “Vita di castità”. “Beati i puri di cuore!” non è semplicemente un riferimento a una vita sessuale o all’aspetto morale del comportamento umano, va al di là. Purezza di tutta la persona, di tutta la vita, di tutte le manifestazioni della persona umana: affetti, costumi, desideri, progetti, lavoro, aspirazioni, modo di vivere, di vestirsi, di comportarsi.

Nella tradizione ebraica la purezza rituale pervade tutta la cultura religiosa: 1. Le cose: casa, oggetti: 2. Gli animali: puri o impuri; 3. Persone: p.e. lebbrosi, cadaveri, al toccarsi si risultava immondo.

Gesù annulla questa tradizione e mette nel cuore la purezza o non purezza di un atto. Il cuore è la sede delle decisioni, poi anche degli affetti.

Le beatitudini rimango molto indeterminate, generiche, spetta a noi di ricercare i criteri per collocarci. Tre criteri fondamentali:

1. Il puro di cuore si distingue nella totalità di appartenenza a Cristo. “Io sono tutto tuo”, il “Totus tuus” di Giovanni Paolo II, l’espressione “Io sono di Cristo” di Benedetto XVI.

Il contrario del pure di cuore: una persona divisa, non autentica, in qualche modo doppia; dà qualcosa di sé e trattiene altro, rimane inquieta e insoddisfatta, divisa.

2. Il puro di cuore si distingue per una vita limpida, cristallina, trasparente. Si rivela nelle parole e nei gesti. Vive la semplicità di se stesso. Si presenta come è (non si rappresenta), come un libro aperto a tutti. C’è una profonda armonia tra ciò che pensa, ciò che dice e ciò che fa.

3. Il pure di cuore si distingue per un definitivo orientamento di vita nel Signore, si dedica totalmente a lui. Maria, la sorella di Marta, ha fatto la scelta e non intende cambiarla più: né stile di vita, né programma, né maestro.

Molti giovani di oggi non riescono a fare scelte: non si sposano, non si inseriscono in società. Vivono nel vuoto, nello smarrimento, perdono la propria identità e non sanno più chi sono.

Chi fa scelte, trova la sua propria identità, l’identificazione tra persona e progetto di vita.

La seconda riflessione del giorno e l’ultima degli esercizi è stato all’imperativo categorico “Tu amerai!”, che fa parte della professione di fede più antica del popolo di Israele (Dt 6.4-5), ripetuta due volte ogni giorni nella preghiera del pio Israelita.

Tre passi: 1. Invito all’ascolto: “Ascolta, Israele!” 2. Affermazione e postulato essenziale: “Dio è uno solo!” Tutti i profeti se scaglieranno contro i profeti stranieri. 3. Al Dio unico deve corrispondere un popolo unito.

Sulla base di queste premesse l’imposizione, il commando, l’ordine “Amerai!” Al cuore non si comanda, è da vero libero quest’uomo? Di è la fonte , la misura, ci ha amati per primo.
Perché questo ordine di amare?

1. L’uomo, amando, risponde a Dio e gli dà di ciò che ha di più prezioso. Amare è dimorare in Dio.

2. L’uomo si libera soltanto pienamente nell’amore, nel mettere il cuore in ogni cosa, sia sacra sia quotidiana.

3. L’amore costituisce una forza unitaria della unificazione della persona.

‘Tutto’ viene ripetuto tre volte per esprimere la radicalità dell’amore, dato senza misura, in pienezza.

‘Con tutto il cuore’: il cuore è la parte più intima, più sacra dell’uomo.

‘Con tutta l’anima’: tutto l’essere umano.

‘Con tutte le forze’: con tutto il vigore, di cui sono capace.

Si ama in crescendo, all’insegna del sempre più. I fidanzati l’esprimono così nei loro auguri: Oggi ti amo più di ieri ma meno di domani.

L’amore chiede sacrificio, impegno, è esigente, richiede il passaggio dal ricevere al dare.