giovedì 15 marzo 2007

Gli esercizi spirituali a Frascati (3)


Il quarto giorno degli esercizi è stato dedicato alla riflessione sulla Vita di obbedienza. La prima meditazione si intitolava: “L’ascolto biblico come obbedienza”. Nella Bibbia troviamo molti testi sulla povertà e sulla castità, ma niente sull’obbedienza. Nella Bibbia non c’è la parola obbedienza. C’è però un altro termine che esprime molto bene il contenuto del voto di obbedienza, ed è quello di ascolto! L’uomo in ascolto, il popolo in ascolto, il cuore in ascolto! Salomone chiede al Signore: “Concedi al tuo servo un cuore docile…” (1Re 3,9). Ma come deve essere questo ascolto? Risponde p. Ubaldo: Stare sottomesso, ascoltare stando nell’atteggiamento di sottomissione davanti a chi parla. Ascolto si fa con molta attenzione: con le orecchie, con la mente, con lo spirito, con la sensibilità. L’uomo biblico, a differenza dagli seguaci delle religioni misteriche, non è un vegente, ma l’uomo attento e preso dall’ascolto.

La rivelazione massima di Dio nel NT e la Parola. “Et Verbum caro factum est”. Si ascolta la Parola di Dio, Gesù Cristo fatto uomo!

Il contrario al ascolto è il “non ascolto”, “non obbedienza”. E qui l’esempio classico e Giona (cap. 1). Giona deve andare a Ninive, ma non va, fugge lontano dal Signore. Fa tutto da solo, non si consulta, non chiede il parere di nessuno. Il testo originale - precisa il Predicatore - Giona scende (5 volte si usa il termine “scendere”) sempre più in basso. Si degrada, stando lontano dal Signore. Concludendo la meditazione fr. Ubaldo fa tre riflessioni interessanti:

1. Il valore della dipendenza. Il dipendere garantisce la nostra realizzazione; più si dipende, (da Dio ovviamente) più siamo liberi, più ci realizziamo. Non si tratta di una dipendenza da immaturi, ma da maturi da Dio. Questa dipendenza, sottolineava il Predicatore, è la carta d’identità di ogni persona religiosa. Dipendenza=obbedienza! E da qui scaturicse la gioa di vita.

2. Attraverso la consacrazione noi apparteniamo al Signore – con tutto e per tutta la vita. La nostra obbedienza ha carattere radicale, abbraccia tutta la vita e coinvolge tutto il nostro essere.

3. Occorre vivere l’obbedienza in spirito di fede. Dio è il punto costante di riferimento; occorre fidarsi al Signore, non alla nostra logia che potrebbe tradirci. Concludendo la meditazione p. Ubaldo ha raccontato l’ esempio di san Leopoldo Mandić che per tutta la sua vita desiderava di andare alle missioni (al suo Oriente), ma i superiori gli affidavano un il compito a Padova. Leopoldo non è andato mai nella missione. Ha obbedito e si è santificato. Non ha cambiato la Provincia; se avesse cambiato la Provincia non si sarebbe santificato.

La meditazione pomeridiana aveva il titolo: “Mosè – l’uomo che fece resistenza a Dio”. Paragonando Giona e Mosè il predicatore ha detto. Giona non cerca di capire il progetto di Dio, rifiuta in blocco l’ordine di Dio, fugge. Mosè invece accoglie il piano di Dio, ma ha paura di realizzarlo, si tira indietro. Indice cinque motivi (sono giovane, non so parlare, non mi crederanno, ecc.) per far cambiare l’atteggiamento di Dio, ma Dio rimane fermo. Cambia Mosè, ma Dio gli sarà vicino: “Io sono con te, non temere” (Es 4, 12). Cosi fa anche con ognuno di noi. Da ognuno di noi cerca di accettare il suo progetto e accettandolo ci garantisce la sua presenza.